2016 festeggia marijuana libera in Jamaica

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Le giornate prime dell’anno 2016 sono soleggiate, sono presagio di buon anno oggi è domenica tre gennaio e l’anno è iniziato tranquillo, una domenica freddina, giustamente.

Ildesiderio al mattino è quello che piglia ogni mattina, cioè di restare sotto le coperte al calducciooppure come il gattino appiccicati contro i termosifoni, ma non è sempre possibile una scelta del genere, perlomeno dopo il 6 gennaio, giorno della Befana che tutte le feste si porta via, dal 7, giovedì, ogni giorno è da dedicare al lavoro per chi un lavoro ce l’ha  o alla scuola, al mattino troviamo i mezzi pubblici pieni di studenti, scolari assonnati ed infreddoliti e operai, impiegati di ogni genere ognuno raccolto nei suoi pensieri ma in forndo felice di avere qualcosa da fare, i pensionati invece dovranno riempire la giornata come si può, ognuno con i propri mezzi.. Per cominciare la giornata ascoltiamo un po’ di musica reggae, col sole dei Caraibi

Ritmi che ricordano un sole caldo, tropicale ma anche povertà e tristezza e il ricordo di Bob Marley che traspare da ogni brano, quell’uomo ha portato un enorme apporto a questo genere di musiche intrapponendo canzoni di amore con desiderio di libertà, ed ha contribuito a diffondere nel mondo intero la musica reggae.

In Jamaica da settembre 2015 la marijuana è libera

Bob Marley dall’aldilà starà festeggiando perché dopo l’Uruguay dove ormai “canna libera” per legge è cosa fatta – anche se solo da novembre le farmacie di Montevideo cominceranno a vendere la marijuana a chi si è regolarmente registrato come consumatore/dipendente – adesso anche il governo della sua Giamaica sta per legalizzare il possesso di questa droga.

A renderlo noto è il ministro della Giustizia in persona, Mark Golding, che chiarisce come l’esecutivo di Kingston appoggi la modifica dell’attuale legge proibizionista per rendere legale il possesso di “maria” sino ad almeno due once, pari a 57 grammi, una discreta quantità per “fumare” con gli amici senza correre il rischio di finire in gattabuia. Golding ha anche precisato che, oltre che per uso personale, la “ganja”, così chiamano la marijuana in Giamaica, sarà legalizzata per ogni scopo legato alla medicina, alla scienza e alla religione.

Entro settembre la nuova legge sarà approvata dal parlamento ed entrerà in vigore, assicura il ministro della Giustizia giamaicano per poi precisare che lo scopo della nuova legge «non è stimolare il consumo di questa droga ma avere un approccio più “illuminato” nei confronti di chi oggi è trovato in possesso di piccole quantità di marijuana». Tradotto: abbiamo le carceri piene, fumano in tanti, assurdo continuare con una legge oramai superata dalla consuetudine.
Se non una legalizzazione di stato, insomma, in Giamaica si tratta senza dubbio dell’ennesima vittoria per i supporter dell’antiproibizionismo che, ogni giorno che passa, guadagnano sempre più adepti in America latina e nei Caraibi.

Se infatti sia l’ex generale oggi presidente del Guatemala Pérez Molina sia una sfilza di ex presidenti più o meno illustri a cominciare dal messicano Vicente Fox, il colombiano Cesar Gaviria e il brasiliano Fernando Henrique Cardoso, non passa giorno in cui non si dichiarino contrari alla “war on drugs” implementata sinora nella regione dagli Stati Uniti, fa comunque sensazione che adesso si apra alla “ganja” il paese più associato a questo particolare tipo di droga (basti pensare alle tante bandiere giamaicane con sopra stampate foglie di marijuana).

Sicuramente colui che contribuì a rendere celebre il reggae nel mondo, ovvero Bob Marley, sarebbe stato felice della scelta del governo di Kingston che, però, a detta di alcuni corrispondenti avrebbe deciso per la legalizzazione per le pressioni del locale movimento del Rastafarianesimo, che unisce musica a religione e considera la “ganja” un’erba sacra.

Più probabile a nostro avviso che, invece, dietro alla scelta ci sia al solito il business. Se infatti è chiaro che dietro la scelta dell’Uruguay ci siano gli interessi di George Soros e della fondazione Rockefeller – che sulla liberalizzazione di Montevideo hanno assicurato investimenti importanti e hanno incontrato il presidente Mujica più volte – Angela Brown, sindaco della capitale giamaicana Kingston, non ha problemi ad ammetterlo senza problema: «È arrivato il momento di dare ai giamaicani l’opportunità di trarre profitto dall’industria della marijuana». Più chiaro di così.

 

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